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mercoledì 13 giugno 2012

13 GIUGNO SANT'ANTONIO DI PADOVA...Martello degli eretici...


Anima mia. "O anima cristiana, se sarai fedele nella prova terrena, un giorno vedrai quel che mai occhio umano contemplò. Per tè, infatti, è detto nella Scrittura: «Quelle cose che occhio non vide, ne orecchio udì, ne mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano» (1 Cor 2.9)... Allora sarà veramente sazio il tuo occhio, perché vedrai Colui che tutto vede. Allora sarai veramente regina tu, che ora sei schiava in esilio; sarai piena di delizia nel corpo e nell'anima glorificati. Il tuo cuore si dilaterà in una gioia indicibile. Ora, come pellegrini del Cielo, posiamo stanchi la testa sulla pietra che è la costanza nella fede... ma un giorno reclineremo il capo sul petto di Gesù, come Giovanni apostolo nell'ultima Cena. Quanto grande è la tua dolcezza, o Signore! Tu la tieni nascosta per coloro che Ti onorano. Si, la tieni nascosta perché più ferventemente la cerchiamo, perché cercandola la troviamo, perché amandola la gustiamo in eterno!". (Sant'Antonio da Padova)


 SANT' ANTONIO DI PADOVA
Sacerdote e Dottore della Chiesa (1195-1231)
 

Memoria

MISSALE  ROMANUM VETUS  ORDO


EPISTOLA      
Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Timotheum. 2. Tim. 4, 1-8.

Caríssime: Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vi vos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: prǽdica verbum, insta opportúne, importune: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria, coacervábunt sibi magistros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístæ, ministérium tuum ímpie. Sóbrius esto. Ego enim jam delíbor, et tempus resolutiónis meæ instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem servávi. In réliquo repósita est mihi coróna justítiæ, quam reddet mihi Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui díligunt advéntum ejus.
M. - Deo grátias.  

Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero. Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.
M. - Deo grátias. 
 
 Nella regione di Tolosa il beato Antonio, avendo disputato con veemenza intorno al salvifico sacramento dell'Eucaristia contro un eretico incallito, e lo aveva quasi convinto e attirato alla fede cattolica, sennonché colui, dopo molti e vari argomenti cui si sforzava di sottrarsi, aggiunse queste parole:
"Lasciamo le chiacchiere e veniamo ai fatti. Se tu, Antonio, riuscirai a provare con un miracolo che nella Comunione dei credenti c'è, per quanto velato, il vero corpo di Cristo, io, abiurata assolutamente ogni eresia, sottometterò senza indugio la mia testa alla fede cattolica".
Il servo del Signore con grande fede gli rispose: "Confido nel mio salvatore Gesù Cristo che, per la conversione tua e degli altri, otterrò dalla misericordia di lui quanto richiedi". Si alzò allora quell'eretico e, invitando con la mano a far silenzio, parlò: "lo terrò chiuso il mio giumento per tre giornate e gli farò provare i tormenti della fame. Passati i tre giorni, lo tirerò fuori alla presenza della gente, gli mostrerò la biada pronta. Tu intanto gli starai di contro con quello che affermi essere il corpo di Cristo. Se l'animale così affamato, trascurando la biada, si affretterà a adorare il suo Dio, crederò sinceramente alla fede della Chiesa". Subito il padre santo diede il suo assenso. Allora l'eretico esclamò: "Udite bene, popoli tutti!".
A che indugiare con molte parole? Arriva il giorno stabilito per la sfida. La gente accorre da ogni parte e affolla la vasta piazza. E' presente il servo di Cristo, Antonio, attorniato da una fitta folla di fedeli. Vi è l'eretico, con la caterva dei suoi complici. Paratosi per celebrare in una cappella che sorgeva vicino, il servo di Dio vi entrò con gran devozione per il rito della Messa. Terminato questo, uscì verso il popolo che stava in attesa, portando con somma riverenza il corpo del Signore. Il mulo affamato è menato fuori della stalla, e gli si mostrano cibi appetitosi.
Finalmente, imponendo il silenzio, l'uomo di Dio con molta fede comandò all'animale dicendo: "In virtù e in nome del Creatore, che io, per quanto ne sia indegno, tengo veramente tra le mani, ti dico, o animale, e ti ordino di avvicinarti prontamente con umiltà e di prestargli la dovuta venerazione, affinché i malvagi eretici apprendano chiaramente da tale gesto che ogni creatura è soggetta al suo Creatore, tenuto tra le mani della dignità sacerdotale sull'altare". Il servo di Dio nemmeno aveva finito queste parole, quand'ecco la bestia, trascurando il foraggio, chinando e abbassando la testa fino ai garretti, si accostò genuflettendo davanti al vivifico sacramento del corpo di Cristo.
Infrenabile gioia ne viene ai fedeli e cattolici, mestizia e avvilimento agli eretici e miscredenti. Dio viene lodato e benedetto, la fede cattolica esaltata e onorata; l'eretica pravità è svergognata e condannata con vituperio sempiterno. L'eretico suddetto, abiurata la Usa dottrina in presenza di tutti, prestò da allora leale obbedienza ai precetti della santa Chiesa (Benignitas 16,6-17).

 Lettera di Monsignor Lefebvre ai futuri Vescovi della fraternità San Pio X...
 Ai signori abbé Williamson, Tissier de Mallerais, Fellay e de Galarreta.

Carissimi amici,
la cattedra di Pietro e le posizioni autorevoli a Roma sono occupate da degli anticristi, quindi la distruzione del Regno di Nostro Signore all’interno stesso del Suo Corpo mistico qui in terra prosegue rapidamente, specialmente con la corruzione della Santa Messa, splendida espressione del trionfo di Nostro Signore per mezzo della Croce - Regnavit a ligno Deus - e fonte dell’estensione del Suo Regno nelle anime e nelle società.

Così che appare con evidenza la necessità assoluta della permanenza e della continuazione del Sacrificio adorabile di Nostro Signore, perché «venga il Suo Regno».
La corruzione della Santa Messa ha comportato la corruzione del sacerdozio e l’universale decadenza della fede nella divinità di Nostro Signore Gesù Cristo.

Dio ha suscitato la Fraternità Sacerdotale San Pio X per il mantenimento e la perpetuità del suo sacrificio glorioso ed espiatorio nella Chiesa. Egli si è scelto dei veri sacerdoti, istruiti e convinti di questi divini misteri. Dio mi ha fatto la grazia di preparare questi leviti e di conferire loro la grazia sacerdotale per la perseveranza del vero sacrificio, secondo la definizione del Concilio di Trento.

Questo ci ha valso la persecuzione della Roma anticristo. Dal momento che questa Roma modernista e liberale prosegue la sua opera distruttrice del Regno di Nostro Signore, come provano Assisi e la conferma delle tesi liberali del Vaticano II sulla libertà religiosa, io mi vedo costretto dalla Divina Provvidenza a trasmettere la grazia dell’episcopato cattolico che ho ricevuta, affinché la Chiesa e il sacerdozio cattolico continuino a sussistere per la gloria di Dio e la salvezza delle anime....
 
Preghiamo il Grande Santo Antonio affinchè chi oggi occupa il Vaticano si converta alla vera religione cattolica ed abiuri tutte le distruzioni teologiche moderniste conciliari che tanto male hanno fatto e fanno alle anime.... 

 A Rimini, Antonio incontrò la più dura opposizione da parte degli eretici. Tra di essi i più numerosi e ostinati erano i ca­tari, che travisavano la Sacra Scrittura e ritenendosi i depositari della perfezione cristiana, andavano di casa in casa a diffondere gli errori più grossolani. Pensiamo a qualcosa di analogo agli odierni Testimoni di Geova. Quando Antonio predicava nelle chiese o si avventurava a parlare sulle piazze, essi levavano urla e facevano schiamazzi. Un giorno il Santo con voce tonante, gridò loro: - Non volete ascoltarmi? Ebbene andrò a parlare ai pe­sci del vostro mare! Scese dal pulpito e seguito da pochi fedeli e da un grup­po di curiosi, si diresse verso la spiaggia.
 
Predica ai pesci - Giunto in riva al mare, Antonio salì su di uno scoglio; si raccolse in preghiera i pesci del mare. alcuni istanti, poi chiamò a gran vo­ce. Deliziamoci, ora, ascoltando il racconto dal libro dei «Fioretti»: "...subitamente venne alla riva tanta molti­tudine di pesci grandi, piccoli e mezzani, che mai in quel mare né in quel fiume ne fu veduta altra moltitu­dine; e tutti teneano i capi fuori dell'acqua, e tutti sta­vano attenti con mansuetudine e ordine. Allora Antonio vedendo tanta reverenza inverso di Dio, rallegrandosi in ispirito, in alta voce disse: Fratelli miei pesci, molto sie­te tenuti di ringraziare il Creatore che v'ha dato così nobile elemento chiaro e trasparente e cibo per lo quale voi possiate vivere... A queste e somiglianti parole, li pe­sci cominciarono aprire la bocca e inchinarono li capi, e con questi e altri segnali di reverenza, lodarono Iddio". Alla fine, Antonio sollevò la mano benedicente e si con­gedò dai pesci: «Fratellini miei, andate in pace, nel no­me del Signore!». I pesci si tuffarono in mare, sollevan­do spruzzi di schiuma; poi, nuotando allegramente, scomparvero in mezzo ai flutti.

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 Ricordati, o Signore, della tua perenne misericordia e per intercessione di Sant'Antonio nostro protettore degnati di aiutarci e consolarci. Benedici le nostre famiglie e il nostro lavoro; vieni in soccorso alla nostra debolezza tenendo lontane le malattie e i pericoli dell'anima e del corpo; nell'ora del dolore e della prova aiutaci a rimanere forti nella fede e nel tuo amore. Esaudisci, o Dio, questa preghiera, Te la presentiamo con fiducia perché avvalorata dalle preghiere e dai meriti del nostro caro Santo. Amen.

A SANT'ANTONIO DA PADOVA.

  1. O Sant'Antonio, candido e soavissimo giglio di verginità, gemma preziosa di povertà, esempio di astinenza, specchio tersissimo di purezza, splendidissima stella di santità, splendore del Paradiso, colonna della santa Chiesa, predicatore della Grazia, sterminatore di vizi, seminatore di virtù, consolatore degli afflitti, fiamma ardentissima della divina carità e del puro amore, fulgida luce della Spagna e dell'Italia, emulo del serafico padre San Francesco, amante della pace e dell'unità, dispregiatore della vanità mondana, lume della santa fede cattolica, martire di desiderio, glorioso trionfatore degli eretici, grande operatore di miracoli, rifugio sicurissimo di tutti coloro che a tè ricorrono: tu hai meritato di stringere fra le tue sante braccia il Figlio dell'Altissimo; con i tuoi ardentissimi sermoni hai acceso nella mente dei peccatori la fiamma della divina carità. Perciò io, miserabile peccatore, ti prego umilmente di accogliermi sotto la tua potente protezione, ottenere la vera contrizione dei miei peccati, l'umile conoscenza della mia miseria, il dono di piangere le mie colpe, il gusto e il fervore della preghiera, la ferma resistenza al male e il dono della contemplazione di Dio, Bellezza e Bontà infinita. Ed essendo tu fiamma ardentissima del divino amore, accendi il mio cuore tiepido e freddo con il fuoco della divina carità così da farmi disprezzare sempre me stesso, il mondo, la carne e il demonio e farmi avanzare di virtù in virtù affinché, vivendo in costante fervore e morendo della morte dei Santi, meriti, per il tuo patrocinio, di essere associato ad essi nella gloria celeste. Amen.
  2. O ammirabile Sant'Antonio, glorioso per celebrità di miracoli da tè operati, tu che avesti la felicità di accogliere tra le braccia il Signore con l'aspetto di bambino, ottienimi dalla sua bontà la grazia che nell'intimo del cuore ardentemente desidero. Tu che fosti così pietoso con i poveri peccatori, non guardare ai demeriti di chi ti prega, ma alla gloria di Dio che sarà ancora una volta esaltata da tè e dalla salvezza dell'anima mia, non disgiunta dalla richiesta che ora ti faccio con tanto desiderio. Della mia gratitudine ti sia pegno la promessa di una vita più conforme agli insegnamenti evangelici e consacrata al sollievo dei poveri che tanto amasti e ami. Benedici la mia promessa e ottienimi, insieme a questa, la grazia di essere fedele a Dio fino alla morte. Amen

4 commenti:

  1. Grazie di cuore a Gianluca ed A.rita per aver rievocato questa bella devozione ad un grandissimo Santo, amato in tutto il mondo.
    Purtroppo oggi è anche la ricorrenza di un giorno infausto, come ben sapete: quel 13 giugno 2008 in cui il Papa fece il primo passo fatale di approvazione degli Statuti CNC, l'inizio della serie di gravi assensi più o meno taciti all'azione nefasta della setta neocat...proprio nel giorno di S. Antonio, che molti invocavano sui blog perchè intercedesse presso Dio a fermare quella prima approvazione. Ma le cose sono andate avanti, fino al trionfo definitivo del gruppo, promosso come evangelizzatore.
    Dio sta permettendo questo ed altro nella Sua Chiesa, fino al giorno da Lui stabilito, quando la SS.ma Madre verrà in soccorso alla Chiesa, preparando il Regno universale e definitivo di Nostro Signore.
    Ora bisogna pazientare, perchè la Via Crucis del Corpo Mistico è solo agli inizi, l'inizio dei dolori. La resurrezione della Chiesa dalle sue macerie è ancora lontana, quella liberazione di cui parlava A.rita riecheggiando il Vangelo (alzate il capo....)
    Le sofferenze e l'oscuramento della Fede procederanno, anche a causa di questo accordo nella falsa pace, o unione nella menzogna ecumenista che mischia Verità ed errore con pari accoglienza nella Chiesa-arlecchino, in cui mons. Fellay accetterà di essere "una delle tante pezze" multicolori...
    Ahimè, si avvera sempre più la visione della Beata Emmerich, e la Chiesa si avvia al fondo della china intrapresa col cv2: il Gregge dei veri seguaci di Cristo si ridurrà sempre più, come la Emmerich ci disse. Raggiungerà i minimi storici, prima che il Signore intervenga a risollevare la Sua Sposa dal fango.
    Avete letto le ultime notizie, Tornielli su vaticaninsider, roratecaeli, MIL ed altri ?
    alcuni siti evidenziano che Mons. Fellay, pronto a firmare l'accordo, si trova già in un inghippo sfavorevole, del resto prevedibile, data la natura insidiosa del cosiddetto "Preambolo".
    E' una pace ingannevole, di tipo politico e non soprannaturale, non credo sia voluta da Nostro Signore. Mons. Tissier appunto indica quell'accordo come adatto a tempi di pace stabile, mentre la FSSPX deve proseguire la santa battaglia contro i mali della Chiesa, eresie in primis e apostasia dilagante.

    Ester

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  2. E' così, cara Ester....
    giorni difficili attendoonoo i cattolici (quelli rimasti tali)...
    Preghiamo affinchè il Signore sostenga il suo piccolo gregge, per avere poi la forza di comparire davanti al Figlio dell'uomo...
    Ma non disperiamo mai, Gesù ha detto "Coraggio, Io ho vinto il mondo!" e la vittoria sul mondo è la nostra Fede (San Giovanni)

    Leggevo poco fa nell'Ufficio delle Letture la caduta di Gerico nelle mani di Israele:
    Gerico era come una fortezza imprendibile, davanti ad israele, nessuno usciva e nessuno entrava nella città fortificata di quei pagani...
    Dio mise Gerico nelle mani del suo popolo, non con intervento umano, non con "battaglie fatte con l'impegno dell'uomo", non con l'entrata diretta in "guerra", non con la spada, non con l'avanzare fisico dell'esercito, ma con il suono delle trombe sacerdotali (immagine della parola esortatrice e correttrice dei Sacerdoti), con il giro intorno alle mura della città dell'arca dell'alleanza (immagine dell'infinito valore del Sacramento Santissimo e del vero Sacrificio della Messa cattoolica, unico tesoro a cui appoggiarsi)ed infine con il grido di guerra del popolo (immagine della fede dei pochi cattolici rimasti, preziosa aglli occhi del Signore).

    Con queste tre armi, insolite per la prassi umana, caddero le mura della città pagana davanti al popolo di Dio, caddero sgretolandoosii al suolo. Questa, e solo questa era la "battaglia" per la Fede che Dio stava chiedendo alla fsspx: la fedeltà alla dottrina di sempre, la fede nel potere di Dio e non nel proprio inesistente potere di conversione sugli altri. Ci veniva solo chiesto di stare e RIMANERE DAVANTI ALLA CITTA' PAGANA, CONTINUANDO A FAR SENTIRE LA TROMBA DELLA VERA DOTTRINA, COONTINUANDO A CUSTODIRE LA MESSA CATTOLICA ED IL SACERDOZIO CATTOLICO, IN ATTESA CHE DIO, CON IL SUO POTERE, AVREBBE FATTO CROLLARNE LE MURA.

    Se il popolo e Giosuè, quel giorno, avessero disubbidito al comando di Dio, e avessero cercato di entrare in Gerico per prenderla con i loro criteri, non se ne sarebbe salvato uno dalla spada nemica dei pagani.
    Preghiamo affinchè una parte della Fraternità rifiuti questo scellerato accordo e RIMANGA DOVE DIO L'HA POSTA: A SUONARE LA TROMBA FUORI DALLE MURA, COME MONITO COSTANTE, INSOPPORTABILE PER LE ORECCHIE DI CHI NON VUOLE CONVERTIRSI, IN ATTESA DEL TEMPO DEL CROLLO DELLA MENZOGNA.

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  3. Parole stupende: non avevo mai pensato a questa interpretazione di Gerico. Calza a pennello e dà conforto e speranza.

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  4. Aderisco pienamente a quanto dice Michele!
    Complimenti Annarita, per l'analogia !

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